Normative italiane sulla riqualificazione energetica degli edifici

L’Italia ha sviluppato negli ultimi decenni un quadro normativo articolato per la riqualificazione energetica degli edifici, seguendo le direttive europee e adattandole al contesto nazionale. Questo sistema di regole è nato dalla necessità di ridurre i consumi energetici del patrimonio edilizio italiano, caratterizzato da costruzioni datate e energeticamente inefficienti. Il percorso normativo ha visto una progressiva evoluzione, partendo da interventi sporadici fino a giungere a un sistema organico che coinvolge aspetti tecnici, fiscali e procedurali, influenzando profondamente il mercato delle costruzioni e delle ristrutturazioni.

Evoluzione storica della normativa energetica italiana

Il percorso normativo italiano sulla riqualificazione energetica ha radici che risalgono agli anni ’70, quando la crisi petrolifera spinse all’adozione della Legge 373/1976, primo tentativo di regolamentare il consumo energetico negli edifici. Tuttavia, è solo con il D.Lgs. 192/2005, che recepiva la Direttiva europea 2002/91/CE, che si è iniziato a parlare concretamente di certificazione energetica e requisiti minimi di prestazione per gli edifici.

Un passaggio fondamentale nell’evoluzione normativa è rappresentato dal D.Lgs. 311/2006, che ha perfezionato il precedente decreto introducendo specifiche più stringenti e un calendario di attuazione graduale. Questo provvedimento ha posto le basi per la successiva introduzione dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE), strumento fondamentale per valutare l’efficienza energetica degli immobili.

Con il D.Lgs. 115/2008 e il successivo D.P.R. 59/2009 sono stati definiti i criteri generali per il calcolo delle prestazioni energetiche e i requisiti minimi per gli edifici. Nel 2013, il D.L. 63/2013 (convertito nella Legge 90/2013) ha recepito la Direttiva 2010/31/UE, introducendo il concetto di edifici a energia quasi zero (NZEB) e rafforzando il ruolo dell’APE.

Un ulteriore passo avanti è stato compiuto con il D.M. 26 giugno 2015, noto come “Decreto Requisiti Minimi“, che ha stabilito le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definito i requisiti minimi degli edifici. Questo decreto ha introdotto nuovi parametri di riferimento per la progettazione di edifici ad alta efficienza energetica e per la riqualificazione di quelli esistenti.

Negli anni più recenti, il quadro normativo si è arricchito con il D.Lgs. 48/2020, che ha recepito la Direttiva 2018/844/UE, parte del pacchetto “Clean Energy for all Europeans”, ponendo maggiore attenzione all’integrazione delle fonti rinnovabili e alle tecnologie smart per la gestione energetica degli edifici.

Incentivi fiscali e strumenti di sostegno economico

Il sistema italiano di incentivazione per la riqualificazione energetica rappresenta uno degli aspetti più innovativi e efficaci della strategia nazionale. Il principale strumento è stato l’Ecobonus, introdotto dalla Legge Finanziaria 2007 e successivamente modificato e potenziato negli anni. Questo meccanismo permette di detrarre dall’IRPEF o dall’IRES una percentuale delle spese sostenute per interventi che migliorano l’efficienza energetica degli edifici.

Le percentuali di detrazione sono variate nel tempo, partendo dal 55% iniziale fino ad arrivare, in alcuni casi specifici, al 65% o addirittura al 75% per interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali. La misura ha dimostrato grande efficacia, stimolando un mercato della riqualificazione che altrimenti avrebbe faticato a decollare a causa degli elevati costi iniziali degli interventi.

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Un’evoluzione significativa è stata l’introduzione del Superbonus 110% con il Decreto Rilancio (D.L. 34/2020), una misura straordinaria che ha previsto una detrazione del 110% delle spese sostenute per specifici interventi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico. Nonostante le successive modifiche che ne hanno ridotto progressivamente la portata, questo strumento ha rappresentato un potente acceleratore per la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano.

Accanto alle detrazioni fiscali, il sistema italiano prevede altri strumenti di incentivazione come il Conto Termico, gestito dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici), che eroga contributi diretti per interventi di piccole dimensioni finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica e alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Un ulteriore meccanismo di supporto è rappresentato dai Certificati Bianchi o Titoli di Efficienza Energetica (TEE), un sistema di incentivazione basato su titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali dell’energia. Sebbene più utilizzati in ambito industriale, possono applicarsi anche a interventi di efficientamento nel settore edilizio.

  • Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica: strumento finanziario che sostiene interventi di efficientamento realizzati da imprese e Pubblica Amministrazione
  • Programmi regionali finanziati con fondi strutturali europei: integrano le misure nazionali con incentivi specifici per territori con particolari esigenze

Un aspetto innovativo introdotto negli ultimi anni è la possibilità di cessione del credito e di sconto in fattura, meccanismi che permettono di trasferire il beneficio fiscale o di ottenerlo immediatamente, risolvendo il problema dell’anticipo finanziario che spesso rappresenta un ostacolo agli interventi di riqualificazione.

Requisiti tecnici e standard prestazionali

Il sistema normativo italiano definisce con precisione i requisiti tecnici minimi che gli edifici devono rispettare in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione importante. Questi parametri, stabiliti principalmente dal D.M. 26 giugno 2015, variano in base alla zona climatica e sono progressivamente diventati più stringenti nel tempo, seguendo un percorso di graduale innalzamento degli standard prestazionali.

I requisiti riguardano diversi aspetti dell’edificio, a partire dall’involucro edilizio, per il quale sono definiti valori limite di trasmittanza termica per le diverse componenti (pareti, coperture, pavimenti, finestre). Questi valori sono differenziati in base alla zona climatica di appartenenza, riconoscendo le diverse esigenze energetiche del territorio italiano, che spazia dal clima alpino a quello mediterraneo.

Grande attenzione è riservata agli impianti termici, per i quali sono previsti requisiti minimi di efficienza e obblighi di integrazione con fonti rinnovabili. Il D.Lgs. 28/2011 ha introdotto l’obbligo di coprire una percentuale del fabbisogno energetico degli edifici con fonti rinnovabili, percentuale che è aumentata progressivamente nel tempo.

Un aspetto innovativo della normativa italiana è l’introduzione del concetto di edificio di riferimento, un edificio identico a quello di progetto per geometria, orientamento, ubicazione geografica e destinazione d’uso, ma dotato di caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati. Questo approccio permette di valutare la prestazione energetica dell’edificio reale confrontandola con un modello teorico ottimale.

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Dal 1° gennaio 2021, tutti i nuovi edifici devono essere NZEB (Nearly Zero Energy Building), ovvero edifici ad altissima prestazione energetica in cui il fabbisogno energetico è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili. Questo standard, che rappresenta il punto d’arrivo dell’evoluzione normativa europea, richiede un approccio integrato alla progettazione che consideri simultaneamente tutti gli aspetti energetici dell’edificio.

Per quanto riguarda gli edifici esistenti, la normativa prevede requisiti differenziati in base al tipo di intervento. Nel caso di ristrutturazioni importanti di primo livello (che interessano l’involucro edilizio con un’incidenza superiore al 50% della superficie disperdente lorda e comprendono anche la ristrutturazione dell’impianto termico), si applicano i requisiti previsti per gli edifici di nuova costruzione. Per le ristrutturazioni importanti di secondo livello e gli interventi di riqualificazione energetica, si applicano requisiti specifici per le sole componenti e impianti oggetto di intervento.

Procedure amministrative e certificazioni

L’attuazione pratica della riqualificazione energetica degli edifici in Italia è regolata da un sistema articolato di procedure amministrative e certificazioni che attestano la conformità degli interventi ai requisiti normativi. Il documento cardine di questo sistema è l’Attestato di Prestazione Energetica (APE), introdotto dal D.L. 63/2013 in sostituzione del precedente Attestato di Certificazione Energetica.

L’APE rappresenta lo strumento di valutazione e comunicazione delle prestazioni energetiche degli edifici, classificando gli immobili in base a una scala che va dalla classe G (meno efficiente) alla classe A4 (più efficiente). La redazione dell’APE è obbligatoria in caso di costruzione, vendita o locazione di un immobile, nonché a seguito di interventi di riqualificazione energetica per i quali si richiedono incentivi. Il documento deve essere redatto da un tecnico abilitato, figura professionale con specifici requisiti formativi e iscrizione a ordini o collegi professionali.

Per gli interventi di riqualificazione che accedono agli incentivi fiscali, la normativa prevede ulteriori adempimenti. In particolare, per l’Ecobonus è necessario trasmettere all’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) una documentazione tecnica che attesti la natura degli interventi e il risparmio energetico conseguito. Questa comunicazione deve avvenire entro 90 giorni dalla fine dei lavori attraverso il portale dedicato.

Nel caso del Superbonus 110%, le procedure sono ancora più articolate e prevedono, oltre alla documentazione standard, l’obbligo di ottenere un’asseverazione tecnica rilasciata da tecnici abilitati che certifichi il rispetto dei requisiti tecnici e la congruità delle spese sostenute. A questa si aggiunge il visto di conformità rilasciato da commercialisti, consulenti del lavoro o CAF, che attesta la presenza della documentazione necessaria per accedere al beneficio fiscale.

Un altro strumento significativo è la Relazione Tecnica (ex Legge 10/1991), documento progettuale che deve essere depositato presso il Comune competente prima dell’inizio dei lavori di nuova costruzione o ristrutturazione importante. Questa relazione dimostra la rispondenza del progetto alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici.

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Per quanto riguarda gli impianti, la normativa prevede l’obbligo di rilascio, da parte dell’installatore, della Dichiarazione di Conformità che attesta che l’installazione è stata eseguita a regola d’arte, nel rispetto delle norme vigenti. Gli impianti termici sono inoltre soggetti a controlli periodici di efficienza energetica, con frequenza variabile in base alla potenza e al tipo di combustibile utilizzato.

Il futuro della sostenibilità edilizia italiana

Il panorama normativo italiano sulla riqualificazione energetica si sta evolvendo rapidamente, influenzato dalle politiche europee sempre più ambiziose in materia di sostenibilità. L’adozione del Green Deal europeo e il pacchetto “Fit for 55” stanno spingendo verso un’ulteriore accelerazione del processo di decarbonizzazione del settore edilizio, che rappresenta uno dei maggiori responsabili delle emissioni di gas serra.

Un elemento determinante per il futuro sarà il recepimento della nuova Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD), che stabilisce obiettivi più ambiziosi per la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO₂ del parco immobiliare europeo. Questa direttiva introdurrà probabilmente standard minimi di prestazione energetica obbligatori per gli edifici esistenti, con un calendario di adeguamento progressivo che spingerà alla riqualificazione degli immobili meno efficienti.

Il settore edilizio italiano dovrà affrontare la sfida dell’integrazione tra efficienza energetica e digitalizzazione. L’adozione di tecnologie smart per il monitoraggio e la gestione dei consumi energetici, già prevista dalla normativa più recente, diventerà sempre più centrale. Sistemi di building automation, sensori IoT e piattaforme di gestione intelligente rappresenteranno elementi essenziali per ottimizzare l’uso dell’energia negli edifici.

Un altro aspetto che caratterizzerà il futuro della normativa sarà l’attenzione crescente verso l’economia circolare applicata all’edilizia. Le future disposizioni potrebbero includere requisiti relativi all’uso di materiali riciclati o riciclabili, alla riduzione dei rifiuti da costruzione e demolizione, e all’analisi del ciclo di vita degli edifici (Life Cycle Assessment), integrando così la dimensione energetica con quella ambientale in senso più ampio.

  • Adozione di passaporti digitali degli edifici: documenti elettronici contenenti tutte le informazioni rilevanti sull’edificio, incluse quelle relative alle prestazioni energetiche e ai materiali utilizzati
  • Sviluppo di indicatori di intelligenza degli edifici (Smart Readiness Indicator): misure della capacità degli edifici di adattare il proprio funzionamento alle esigenze degli occupanti e della rete energetica

Un elemento di innovazione potrebbe essere rappresentato dall’introduzione di meccanismi di carbon pricing nel settore edilizio, in linea con l’estensione del sistema ETS europeo agli edifici. Questo approccio potrebbe fornire un ulteriore incentivo economico alla riqualificazione energetica, rendendo più costoso l’uso di combustibili fossili per il riscaldamento e incentivando l’adozione di soluzioni a basse emissioni di carbonio.

Infine, sarà necessario un ripensamento del sistema degli incentivi, che dovrà evolvere verso forme più sostenibili per le finanze pubbliche rispetto all’attuale Superbonus, ma comunque efficaci nel stimolare gli investimenti privati nella riqualificazione energetica. Probabilmente si andrà verso un sistema più articolato che combini detrazioni fiscali, prestiti agevolati, fondi rotativi e strumenti innovativi come i contratti di prestazione energetica (EPC) e i meccanismi di finanziamento tramite bolletta (on-bill financing).